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2 novembre 2009 1 02 /11 /novembre /2009 08:26

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A giorni verrà messo in vendita  (sei novembre) il “vino novello” che non è da confondersi con il “vino nuovo.  A differenza di quest’ultimo, che deve subire una fermentazione tradizionale, il vino novello ha un disciplinare di produzione ben preciso che si basa sulla macerazione carbonica delle uve non ancora pigiate.

La differenza è essenziale, mentre per ottenere il vino tradizionale occorre spremere le uve e quindi farle fermentare, il vino novello inizia già a fermentare direttamente con gli acini ancora interi e quindi con uve non pigiate, compresi i raspi. Questo permette di ottenere un vino con minor gradazione alcolicae  con odori olfattivi e sensazioni ottime.

Per ottenere questo, l’uva viene messa in contenitori che vengono chiusi ermeticamente per sette / otto giorni ad una temperatura di 30°C con una saturazione di gas di anidride carbonica. Questa operazione permette all’uva, posta sul fondo del contenitore, di essere schiacciata dal peso della sovrastante uva producendo, quindi, del mosto che inizia a fermentare formando, alcool e anidride carbonica. Il gas, satura subito il contenitore modificando il metabolismo delle uve (autofermentazione  intracellulare) lasciando quindi il colore alla polpa.

Si formano cosi una minore quantità di acidi, mentre vengono formate nuove sensazioni odorose che ricordano la fragola, il lampone uniti ad un sapore fruttato dell’uva. Solo allora si procede alla pigiatura delle uve. Nello spazio di due o tre giorni avrà termine la trasformazione degli zuccheri. Il vino va imbottigliata entro breve tempo e consumato entro pochi mesi.

Il vino novello ha origine nella zona di produzione francese Beaujolais Nouveau e può essere messo in vendita, in Francia, dopo la mezzanotte del 3° mercoledì di novembre dello stesso anno della vendemmia e deve essere prodotto con il 100/% di vino derivante da fermentazione  da macerazione carbonica. In Italia la vendita ha inizio il sei novembre, il disciplinare è più permissivo rendendo l’utilizzo di uve a macerazione carbonica can un minimo di un 30% aggiungendovi, quindi il 70% di uve a macerazione  tradizionale vendemmiate nell’annata in corso (chi froda ci mette anche il  vino vecchio). Risulta, quindi, che il valore dell’utilizzo della percentuale di uve a macerazione carbonica, determina la qualità del prodotto. Tale percentuale dovrebbe essere riportata sull’etichetta della bottiglia.

Consiglio di quindi e vi dico che non tutto è “vino novello” solo perché c’è scritto sulla bottiglia. Infine, diffidate del prodotto a buon mercato, ma anche del “costa caro è buono”. Leggete sempre l’etichetta che un pò come la carta di identità dei prodotti, su di essa, dovreste trovare tutte le informazioni utili a riconoscere un buon prodotto da uno scadente.

 

 

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Published by Franco Focante - in comunicazioni utili